Ogni vita è un viaggio e ogni viaggio è fatto di
incontri. Mi piace pensare che ogni incontro sia una scoperta, e che per fare
di questa scoperta qualcosa di prezioso la fortuna sia vana senza un impegno proveniente da noi stessi.
In viaggio siamo continuamente in transito e per questo anche
esposti alle perturbazioni. Così, può succedere di passare attraverso
momenti più difficili di altri, verso i quali
la nostra reazione può assumere diverse forme. Possiamo imbatterci
in situazioni in cui un qualsiasi cambiamento può generare in noi sensazioni di
spaesamento, insicurezza e sconforto. Oppure possiamo inciampare in ostacoli
che ci fanno sentire minacciati e da cui dobbiamo allontanarci, metterci al
riparo o ritirarci, per esempio come quando ci sentiamo in balia di ansia,
paure, ossessioni, depressione o problemi di natura psicosomatica. O ancora, può capitare
di andare ad urtare contro qualcosa di talmente massiccio da provocare in noi
un inesorabile senso di impotenza, di così appuntito da farci sentire segnati
profondamente anche per il resto del viaggio, come ad esempio quando non
percepiamo più la stessa
familiarità verso noi stessi o ciò che ci
circonda dopo una forte sofferenza.
L'obiettivo principale che mi pongo, nel mio lavoro, è quello di
favorire di continuo la riscoperta della strada smarrita o abbandonata, di
aiutare a riportare alla luce, o sotto una nuova luce, quella "ricerca
della felicità" che nelle situazioni di
disagio sembra essersi fermata, oscurata, di trasformare un passaggio ostruito
in un passaggio che è stato passato.